Banchettando al museo
Tomba del tuffatore, simposisti sul cadavere
“Per prima cosa tre erano i generi della stirpe umana, non due come ora, maschio e femmina, ma ve ne era anche un terzo che era comune ad ambedue questi, del quale oggi resta soltanto il nome, ma esso si è perduto.”
A parlare è Aristofane durante il più famoso ‘Simposio’ (banchetto) raccontato da Platone. Racconta il mito dell’androgino! Un simposio celebre che ha come tema, nientemeno, che l’amore!
Come immaginarlo? Beh!… non c’è immagine migliore al mondo che quella, dettagliata e finissima, rappresentata sui lati della Tomba del Tuffatore esposta nel Museo Archeologico Nazionale di Paestum. Carsici, misteriosi, in ogni caso potenti, i lacci e lacciuoli che legano cibo e morte!
Essendo un momento così importante della vita greca, non stupisce che il simposio fosse fortemente ritualizzato. Il padrone invitava gli ospiti che si presentavano sul far della sera, si adagiavano sui letti simposiali in numero di due per ogni letto.
PRIMA FASE: LA CENA
Dapprima c’era il deipnon, il pasto vero e proprio. Il cibo era offerto dal padrone di casa, ma spesso contribuivano anche gli invitati portando qualche cibo dal mercato da casa.
SECONDA FASE: LA BEVUTA
Finita la cena aveva inizio il simposio vero e proprio, cioè la bevuta rituale. Veniva portato il vino diluito con molta acqua. La mescolanza avveniva in un grande vaso centrale chiamato “cratere” mentre ognuno degli invitati aveva una sua tazza personale dotata di manici. Solo il primo brindisi era fatto con vino non mescolato; per il resto, bere vino puro era ritenuto un’usanza barbarica.
TERZA FASE: IL DIVERTIMENTO
Si potevano ingaggiare danzatori, giocolieri, buffoni e anche etère. I simposiasti si divertivano narrando aneddoti e favole, giocando a dadi e a giochi da tavolo o praticando gare di abilità.
DOPO IL SIMPOSIO: IL KOMOS
Con il passare del tempo e l’aumentare delle bevute, il simposio poteva avere esiti diversi. I simposiasti potevano sciogliere la riunione oppure rimanere. In alternativa un possibile esito del simposio era il cosiddetto Komos:i simposiasti uscivano e sfilavano per la città fino a giungere alla casa dell’amata o dell’amato, dove intonavano un canto d’amore alle porte chiuse, supplicando di entrare. In altri casi arrivavano nel luogo di celebrazione di un altro simposio nel quale facevano irruzione per mescolarsi ai simposiasti e ricominciare a bere.